20 Gennaio 2024

Sventato da soltanto tre APCSM un attentato alla rappresentanza sindacale da parte del SIAMO Esercito

IL PROCESSO DI SINDACALIZZAZIONE RISCHIAVA DI ESSERE FERMATO.

Non dal Ministero Della Difesa ma DA UN’ASSOCIAZIONE SINDACALE.

Una nota Apcsm ha presentato un ricorso al TAR del Lazio in cui lamentava una condotta antisindacale nella gestione delle deleghe da parte del Ministero della Difesa. Cosi come presentato nelle memorie depositate dal nostro legale, il giudice amministrativo ha affermato che il ricorso non ha ragione di esistere (ordinanza n. 224 pubblicata il 19 gennaio 2024 del TAR del Lazio).

Ma cosa sarebbe accaduto se il TAR avesse dato ragione a questa APCSM?

Semplice. Si sarebbe bloccato inutilmente il processo di sindacalizzazione compromettendo la tutela degli interessi legittimi di migliaia di associati.
Di tutte le sigle sindacali militari, solo noi del SAM, con ASPMI e USMIA, abbiamo deciso di metterci la faccia e di contribuire a fermare un attacco infondato che, a rigor di logica, sembra più un capriccio per evitare che anche le altre Associazioni raggiungessero la Rappresentatività piuttosto che una battaglia concreta.

Di seguito, il Comunicato del 20 gennaio 2024.

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

 

Sventato da soltanto tre APCSM un attentato alla rappresentanza sindacale da parte del SIAMO Esercito

 

 

Roma, 20 gennaio 2024

 

Queste Associazioni Sindacali non possono esimersi dal condannare la decisione del sindacato SIAMO Esercito di presentare ricorso contro il Ministero della Difesa per “presunte pratiche antisindacali”, con particolare riferimento alle modalità di gestione delle deleghe.

Una decisione che rischiava concretamente di bloccare il processo di sindacalizzazione delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento militare, ma che ha dovuto fare i conti con una nuda verità: come spiegato dal Tar del Lazio con l’ordinanza n. 224 pubblicata il 19 gennaio scorso, il ricorso non ha ragione di esistere.

Un ricorso che ha visto ASPMI – SAM – USMIA costituirsi in giudizio, a differenza di altre associazioni, di fatto controinteressate, che sono restate a guardare quello che è sembrato essere un vero e proprio attentato alla rappresentanza sindacale.

D’altronde, anche queste Associazioni in passato hanno scritto allo Stato Maggiore dell’Esercito, della Difesa e al Ministro On.le Guido Crosetto chiedendo che le procedure di inserimento a sistema delle deleghe venissero effettuate con maggiore accortezza, ma non per questo hanno ritenuto che ci fossero gli estremi per procedere davanti al Tribunale amministrativo.

In queste settimane abbiamo provato a farci un’idea del perché il SIAMO Esercito, invece, abbia ritenuto opportuno presentare un ricorso amministrativo: nel loro comunicato – con il quale viene sottolineato che non si è trattato di un attacco alle altre associazioni, per quanto fatichiamo a crederci – si parla di un atteggiamento superficiale e poco attento da parte del

 

Ministero della Difesa nella gestione delle deleghe, una situazione che, come anticipato, abbiamo preferito gestire con i diretti interessati anziché procedere con quella che poteva essere un’arma a doppio taglio.

Perché laddove il Tar del Lazio avesse ritenuto sensato il ricorso, avrebbe potuto bloccare il processo di sindacalizzazione che si concretizzerà alla fine di questo mese, riconoscendo finalmente una tutela sindacale ai militari italiani.

Per fortuna il giudice che ha esaminato il ricorso ne ha rilevato tutti i punti deboli, tanto da respingere la domanda cautelare proposta.

Il SIAMO Esercito, come spiegato dagli avvocati dell’Associazione e ribadito dal giudice stesso al momento della sentenza, ha dichiarato di aver raggiunto la soglia del 2% per essere ritenuti rappresentativi: non vi è quindi un danno diretto all’associazione, tanto da sembrare più un capriccio nato, forse, dalla volontà di impedire alle altre Associazioni di raggiungere la rappresentatività e che rischiava di avere gravi ripercussioni su tutto il personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento militare.

Come spiegato dal giudice le procedure di raccolta delle deleghe non sono state ancora concluse e per questa ragione non possono ravvisarsi pregiudizi.

Perché tutta questa fretta di procedere -ci chiediamo- utilizzando i soldi dei propri iscritti per condurre una battaglia che, differentemente da quanto proclamato, sembra muovere più su interessi personali anziché collettivi.

ASPMI – SAM – USMIA preferiscono concentrarsi su battaglie concrete dalle quali davvero dipende il futuro del personale.

Questo non significa che ce ne staremo a guardare laddove i problemi lamentati nella raccolta delle deleghe, e attualmente risolti, dovessero ripetersi.

Anzi, come in passato, ci muoveremo tempestivamente a tutela dei nostri iscritti, evitando di lanciare una bomba che, come il ricorso in oggetto, rischia di esploderci tra le mani.

 

 

ASPMI SAM USMIA

I soci fondatori

Il Segretario Generale Il Segretario Generale Interforze
Francesco Gentile Antonino Duca

Leonardo Nitti

Leonardo Mangiulli

 

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