De profùndis clamàvi ad te
GIÙ LE MASCHERE SUI DIRITTI DEI MILITARI
S.A.M. e AISPIS
Oggi abbiamo tutti gli elementi per affermare, senza paura di smentite, che la politica non vuole dotare i militari di uno strumento sindacale in grado di tutelarli. L’excursus della legge, che a breve approderà in Parlamento, è tragicomico e caratterizzato da continue dichiarazioni atte a illudere coloro che quotidianamente lavorano per garantire la difesa e la sicurezza della Nazione.
Fin da subito abbiamo chiesto l’estensione dei diritti sindacali ex legge 121/1981 proprio per evitare la redazione di un testo che ci differenziasse ulteriormente da chi è impiegato al nostro fianco tutti i giorni. E invece hanno lavorato, giorno e notte, vantandosi a destra e a manca dell’impegno profuso, alla redazione di una “buona” legge che, nei fatti, vincolerebbe il sindacato ad una catena che nessuno ha la reale volontà di spezzare. Ma l’ultimo tassello di questo “grande lavoro” è stato aggiunto ieri: un emendamento che deferisce alla giurisdizione esclusiva del giudice Amministrativo le controversie in tema di condotta antisindacale ex art. 28 dello Statuto dei lavoratori. Trattasi di un’ingiustificata deroga al sistema vigente. Adire un giudice Amministrativo significa pagare un consistente contributo unificato per poi arrivare ad una sentenza in cui il G.A. dovrebbe bilanciare il diritto soggettivo vantato con il “pubblico interesse”, interpretando con maggiore libertà le casistiche sottoposte al punto da limitare le previsioni sul buon esito della controversia.
Insomma, quella che doveva essere una svolta epocale si è trasformata in una grande pagliacciata. I cittadini militari, considerati per l’ennesima volta lavoratori di serie B, molto presto si potrebbero ritrovare con una legge sull’esercizio del diritto sindacale di serie C, priva di qualsiasi funzionale rispondenza alle loro esigenze, in una parola: inefficace!